sabato 28 luglio 2012

Qui voit Ouessant voit son sang

"La forza dell'onda che sbatte contro lo scoglio è paragonabile alla rabbia dell'uomo in cerca di pace"

Ouessant...anni fa il primo approccio con questo lembo di terra non fu dei più felici a causa di una precaria condizione di salute. Eppure già allora fu amore a prima vista: la ruvida roccia che sprofonda nel mare, la furia del vento che non ti fa dormire la notte e la luce dei più possenti fari d'Europa a rischiarare la notte. Non è solo l'approccio naturalistico a fare di Ouessant un posto che adoro ma è l'atmosfera che si respira, quel suo modo di essere terra di frontiera e di riparo ma anche trappola mortale per moltissimi sfortunati nei secoli passati. Nonostante in questa zona si scatenino alcune delle tempeste più violente del globo posso dire che qui riesco a trovare una serenità d'animo che raramente ho vissuto, nonostante il posto sembra un controsenso di tutto ciò. D'altronde come si più chiedere pace quando i venti spirano a più di 120 km/h e le onde arrivano a 15 mt d'altezza?Eppure in tutto questo, in tutta questa furia, si avverte una sensazione di distacco che raramente si prova...

"Se non trovi la tua pace qui, non la troverai in nessun altro luogo"

Ouessant lo scudo, Ouessant l'ultima barriera prima dell'oceano aperto, l'ultimo ostacolo prima del grande balzo verso un deserto d'acqua salmastra e di vento. Con le sue onde alte come palazzi e i suoi venti impetuosi, quest'isola può diventare un vero e proprio inferno. E inferno è stato...erano anni che volevo sentire, provare quella rabbia che ti urla contro tutta la sua forza, vedere quelle onde che ti sovrastano con tutta la loro possenza, volevo vivere questo sogno violento. E tutto ciò si è avverato...Lo stupore e l'incredibile euforia prendevano il sopravvento a ogni onda che arrivava e si frantumava contro la costa generando pura meraviglia, in attesa di un muro d'acqua ancora più grosso, ancora più cattivo. In quei momenti in cui l'orizzonte non è più delineato ma diventa solo una serie infinita di creste spumeggianti, la goia e la felicità prendono il sopravvento su tutto facendoti dimenticare i proiettili salmastri che il vento gentilmente recapitava sulla pelle ;-)





L'emozione di trovarsi in mezzo a una tempesta era forte, dominante, tant'è che la notte continuai a sognare quelle onde. La stessa cosa che mi successe in Islanda quando, dopo aver visto le Aurore Boreali, continuai a sognarle nei giorni e settimane successive.

"Il cammino della luce"

C'era una cosa che mi premeva molto: rivedere il cielo di Ouessant. E' raro qui poter bearsi di una notte stellata a causa della fitta nebbia che abbraccia l'isola ma la fortuna ci diede una mano e le stelle illuminarono il Re dei Re, la Creac'h, il faro più potente d'Europa. Lo spettacolo dei suoi fasci che arrivano fino all'orizzonte e oltre è unico al mondo.






Sulla scogliera l'odore della tempesta era forte tanto come la luce che si protendeva e si tuffava nell'abisso in cerca della sua pace.


Eppure nonostante tutta la sua potenza, ci sono momenti in cui anche il Re deve piegarsi a un degno avversario e si distingue la sua voce che appare come un lamento: la nebbia rivaleggia per il dominio dell'isola.
Ovviamente non è così ma in quelle giornate dove la visivilità si riduce a poche miglia, il faro emette un segnale acustico per avvisare le imbarcazione dell'approssimarsi della costa. Ouessant è tristemente famosa per aver assistito ad alcuni dei più tragici naufragi della storia della navigazione.

"La dolcezza della furia"

Desideri modesti, del tutto innaturali, sfidare la furia che furia non è ma solo un lato del carattere di quest'angolo del pianeta. In tutta questa rabbia ho trovato attimi, momenti da preservare nella memoria, come quando il vento ha innalzato al cielo l'onda e il tutto si è dissolto in miliardi di gocce fissate nella tempesta per un istante.


o come quando la forza dell'Oceano sembrava voler inghiottire il faro della Jument





E Nividic rappresentava l'ultima barriera fra l'uomo e i suoi sogni. L'onda sbatte, quasi sommerge la struttura per ripiegare e tornare più violenta di prima.








"Ultimi barlumi di luce"

Infine, dopo tanto accanimento, l'ultimo barlume di luce dipinge con delicatezza un momento di pace



         

In quegli attimi riesci a riconciliarti con lei, oltre che con te stesso. E' un volersi riprendere per mano, un volersi abbracciare nuovamente e salutarsi per poi rivedersi chissà quando. In tutto questo mai c'è stata incomprensione o smarrimento: semplicemente ho imparato ad accettarla per quello che è. Mi ha fatto vedere un lato che non conoscevo del suo carattere e mi ha fatto innamorare ancor più perchè era questo che volevo. Lei è difficile, è vero, ti scruta e ti osserva con diffidenza ma sa donarti attimi che continueranno a vivere nella tua memoria, nel buono e nel cattivo tempo. 

Cercherai Ouessant, cercherai la sua pace e la sua voce, continuerai a sognare le sue onde e i suoi cieli mentre il vento porterà al tuo orecchio le sue parole, i suoi sussurri....
...e quando tornerai, udrai distintamente il suo passo venire verso di te. Senza neanche voltarti porgerai la mano e Lei ti condurrà a scorgere quel punto sull'orizzonte, quel punto dove i sogni e il mare si ricongiungono... 

Kenavo ma bro, prometet douar

Ouessant 2011-2012
Viaggo in compagnia di Stefano Cuccolini (sito / foto) e di Francesco Mariani (sito / foto)

3 commenti:

  1. Ciao Davide, bellissimo racconto come al solito e foto straordinarie! i bianchi e neri che hai tirato fuori sono a dir poco spettacolari!!
    foto 2 e 11 le mie preferite in assoluto...la 2 in particolar modo..se devo pensare alla tempesta che abbiamo vissuto, questa è quella che me la ricorda meglio :)

    RispondiElimina
  2. devi cambiare "sa" e mettere "son"...

    Puis vinrent les grandes tempêtes, et tout changea. Ce fut la faute des grandes tempêtes …

    Un matin je m'éveillai avec un sentiment de détresse. J'avais peine à respirer. Je sortis pour voir si par hasard le ciel n'était pas descendu à hauteur d'homme et si ce n'était pas lui qui pesait sur l'île. Tout était calme. Les herbes, la mer, l'air. Sur la mer traînait le long nuage de fumée d'un vapeur qui était déjà disparu, et ce nuage de fumée aussi restait immobile. Un ciel gris, sénile, laissait tomber son regard sur la terre. Où était passée la vie ?

    Une heure plus tard tout changea. Les mouettes furent les premières à pressentir la fête. Elles décrivaient de vastes cercles rapides, le ventre à fleur d'eau, et criaient sauvagement. A l'horizon s'éleva un banc de nuages ternes, plombés, mais très vite, comme s'il sortait d'une trappe, et à mesure qu'il croissait, il devenait de plus en plus sombre, presque noir. Des haillons blanchâtres de nuages verticaux volaient devant lui. La mer devint sinistre et se fronça comme le front d'une bête sauvage qui perd patience. Les ailes des mouettes rapides voletaient, d'un blanc de craie, devant le nuage sombre. Les hirondelles de mer faisaient des lignes zigzagantes autour des rochers, roucoulant et tintinabulant. Sur un récif un héron cendré regardait le large et de temps à autre il battait des ailes.

    Mon cœur battait à grands coups.

    Soudain un coup de vent passa sur nous en sifflant et l'île fut enveloppée d'un énorme nuage de poussière, comme si elle s'évaporait en fumée. Les herbes se couchèrent à plat sur le sol, des grains de pierre vrombissaient en l'air. C'était Elle …

    Quel était ce chant, de par tous les dieux ? C'était la chanson du chaos, alors qu'il n'y avait encore rien que l'eau noire et la pierre nue. C'était le chant de bataille des Géants primitifs qui luttaient pour la possession de la terre et de la mer, et qui s'entr'écrasaient …

    La mer grondait sourdement, les récifs cornaient, et le vacarme se fondait en un mugissement caverneux et bourdonnant qui ébranlait tout. L'air tourbillonnait, l'atmosphère frémissait ; l'air ronflait comme un gigantesque ventilateur, vous arrachait la chair des os, tiraillait les paupières et les lèvres, vous retournait les oreilles et vous pliait le nez selon son bon plaisir.

    BERNHARD kELLERMAN- LA MER

    RispondiElimina
  3. beh possiamo fare così, un giorno (!) tradurrò quel pezzo e poi ti prenderò in prestito qualche foto ;-)

    RispondiElimina