Sigla di Superquark
Cari telespettatori nel programma di oggi parleremo di una specie particolare, il “Fotografus Paesaggisticus”. Questo esemplare fa parte dell’ordine dei “Fotografus Sapiens Sapiens” comprendente anche il “Fotografus Ritrattisticus”, “Fotografus Macrus”, “Fotografus Sportivus” e altri ancora.
Il nostro esemplare vive in tutte le fasce climatiche del pianeta senza avere un ambiente prediletto.
E’ documentata la sua presenza alle alte, altissime altitudini, nei deserti caldi e freddi, nelle zone temperate, tropicali e sulla superficie dell’acqua. Non si hanno notizie certe di un adattamento di questa specie all’ambiente subacqueo anche se è in corso una spedizione che dovrebbe far luce su questo mistero.
Solitamente i “Fotografus Paesaggisticus” sono solitari, al massimo li vedremo aggirarsi nell’ambiente assieme ad uno, massimo due esemplari della stessa specie. Il suo periodo attivo spazia dal tardo autunno fino alla primavera inoltrata mentre cade in una specie di letargo, catalessi durante tutto il periodo estivo. Solitamente è un gran camminatore e compie migrazioni stagionali verso terre lontane migliaia di km anche se può essere considerato un animale territoriale. In merito a quest’ultimo particolare possiamo considerare l’ampiezza del suo abituale territorio nel raggio di 100 km.
E’ certo, documentato il suo stato di frenesia, eccitazione durante le prime luci del giorno. In questo stato il “Fotografus Paesaggisticus” comincia a correre avanti e indietro, non riesce a stare fermo ed emette gridi, barriti apparentemente senza senso ma comprensibili ai membri della sua specie. Sembra che questo tipo di comunicazione serva per trasmettere il momento migliore per piazzare uno strano strumento con cui è solito riprendere lo scenario che gli si propone. Lo stesso comportamento è stato notato durante le ultime luci del giorno anche se in questo caso l’atmosfera rilassata fa si che il nostro amico sembra compiacersi dell’ambiente e solo raramente pronuncia rumori con cui comunicare emozioni.
Pare che la luce giochi un ruolo particolare sul suo sistema nervoso facendolo sembrare un pazzo, un disadattato ai più. Qualcuno lo crede un frustrato o uno a cui piace infliggersi punizioni corporali per questa sua strana abitudine, rincorrere il momento del giorno in cui la luce diviene più tenue, soffice, pulita. A detta di alcuni sembra che in questo preciso lasso di tempo il “Fotografus Paesaggisticus” raggiunga uno stato d’estasi, d’esaltazione spirituale non riscontrabili in altre speci.
Oltre alla luce, l’eccitazione dell’esemplare è dettata dall’ambiente intorno a lui che cambia: protuberanze di organismi vegetali che diventano gialle o verdi a seconda della stagione, spazi vuoti che improvvisamente si riempiono d’acqua, uno strano manto chiamato “neve” che ricopre tutto il suo habitat. I motivi di questo suo cambio di carattere sono sconosciuti, desumiamo che quando cambia l’ambiente vengano rilasciate nell’aria particolari sostanze che attivano zone del cervello del “Fotografus Paesaggisticus”. Solo vivisezionandone uno in questo periodo potremmo fare luce su questo grande mistero.
Possiamo considerare questa specie notturna in quanto capita che in determinati condizioni (cielo sereno) questi esemplari escano dalla loro tana, indifferenti alle temperature che gli si propongono. In caso di “neve”, sono soliti infilarsi alle estremità degli arti curiosi strumenti di diverse dimensioni: da quel che siamo riusciti a capire pare che questi oggetti si chiamino “ciaspole”, “ramponi”, “sci” e desumiamo che gli servano per progredire con meno affanno.
E’ una specie pacifica, non violenta e i nostri tentativi di avvicinamento sono risultati da subito fruttuosi. Fingendoci stranieri abbiamo chiesto indicazioni e il nostro amico si è rivelato prodigo di consigli. Alcuni esemplari hanno addirittura condiviso con noi le loro scorte alimentari proponendosi anche di guidarci attraverso il territorio. Secondo ultimi studi questo comportamento dimostra come, nonostante sia una specie solitaria, il contatto con civiltà diverse è ben visto dal “Fotografus Paesaggisticus”. Specie pacifica si ma non bisogna sottovalutarlo…una spedizione è stata letteralmente massacrata da un esemplare perché rea di aver abbandonato rifiuti dopo aver lasciato l’accampamento. Pare che questa specie non tolleri il degrado ambientale e che attraverso un buffo, curioso linguaggio cerchi di far capire, anche attraverso lo strumento che usa per riprendere l’ambiente, quanto è meravigliosa la natura che lo circonda.
E’ stata documentata un’altra sua curiosa abitudine: durante manifestazioni atmosferiche di particolare violenza e spettacolarità scenica è solito uscire dalla sua tana sfidando le intemperie, sempre coadiuvato da quel curioso strumento che pare chiamarsi “macchina fotografica”. E’ inspiegabile questo comportamento in quanto un fulmine potrebbe ucciderlo sul colpo ma nonostante tutto sfida la morte forse per dimostrare ai propri simili il suo valore. Per fare un esempio con altre specie, sembra quasi una sorta di passaggio dall’età fanciullesca all’età adulta ma in merito non abbiamo dati certi.
Tutti gli esemplari portano con loro un curioso oggetto legato alla loro schiena dove sistemano viveri, acqua, la “macchina fotografica”, materiale con cui coprirsi. In base al periodo, alla temperatura questa “cosa” varia di dimensione e consistenza; una teoria ancora da confermare propone che questo oggetto non identificato sia una sorta di entità biologica a se stante che vive assieme al “Fotografus Paesaggisticus” in una sorta di rapporto simbiotico. Qualcuno lo definisce un parassita ma non si hanno notizie chiare, né è stato catturato un esemplare di questa sorta di unità biologica. Dopo diversi pedinamenti con collari ricetrasmittenti con audio incorporato, abbiamo dedotto che il “Fotografus Paesaggisticus” lo chiama “zaino” e che non esce mai senza.
Grazie ai nostri potenti strumenti siamo riusciti a registrare una parte di conversazione fra due esemplari della specie…parlano una strano lingua, sconosciuta ai più, forse nemmeno scritta per cui ci vorrà del tempo per decodificare questo loro modo di comunicare. Dal poco che siamo riusciti a comprendere gli argomenti della discussione pare fossero “Alti iso”, “Lunghezza focale”, “Obbiettivi”, “Full frame”, “D700”, “Sgrandangolata”, “Photoshop”. Sembra una sorta di linguaggio arcaico che probabilmente fa riferimento a una sorta di religione o divinità; in particolare la parola “Alti iso” è stata pronunciata spesso, forse in riferimento a quell’elevato stato d’estasi morale e spirituale, l’“iso” appunto.
Ancora nessuno è riuscito a documentare la fase d’accoppiamento di questa specie.
Alla prossima puntata amici telespettatori.
Sigla di Superquark in chiusura.
spettacolo ^__^
RispondiEliminail fotografus paesaggisticus...potremmo fare delle magliette: "I'am Fotografus Paesaggisticus"
Quasi quasi lo propongo come argomento di studio al prof. di antropologia! Lui magari ne sa di più di superquark! Uahahahahahahahaha! Ma nella specie fotografus hai dimenticato di mettere il food fotografus! Potrei anche sentirmi offesa! ^_^
RispondiElimina@stefano: facciamole!!Però dietro ci dobbiamo scrivere tutta la storia ;-)
RispondiElimina@malù: proponga proponga, anzi glielo faccia leggere al suo professore, chissà cosa penserà ;-) il food fotografus o golosissimus fotografus è compreso nei "..e altri ancora" all'inizio...ma ci potrei fare un paragrafo a parte ^_^