venerdì 26 febbraio 2010

L'avevo detto io....

Sabato 20 febbraio mi sveglio alle 8 di mattina, come mio solito nel week. Uno sguardo al cielo e il primo pensiero che mi viene mente è: "Stasera ci sarà un bel tramonto". Bene, so già cosa fare in serata, resta solo da stabilire la location...ma prima devo uscire a comprare il router nuovo per il mio pc visto che quello vecchio è saltato per aria. Dopo aver eseguito diverse commissioni, torno a casa ma devo tornare ad uscire per andare a comprare il vino per mia madre. Fatto anche questo preparo lo zaino, ormai sono le 15.45, carico la macchina e parto. Nel mentre ricevo un messaggio da Stefano dal quale intuisco la sua voglia di andare a fare foto ma gli mancava la spintarella necessaria (pigrone!). Bene, gli rispondo che fra 10 min sono sotto casa sua e che andiamo sulla Pietra di Bismantova a fare qualche scatto anche perchè io ho voglia, è dalla Bretagna che non faccio qualche fotografia. Vado a casa di Stefano, lo raccolgo al volo e ci dirigiamo verso la nostra meta. Il sentiero della Pietra non è particolarmente ghiacciato, grazie alle corde fisse superiamo l'Hillary Steap de noatri e finalmente siamo sulla pietra. Le condizioni si prospettano buone con nuvole che lasciano spazio a qualche interessante gioco di luce; man mano che la luce cala e il freddo si intensifica, aumenta anche la bellezza del panorama. Purtroppo la neve si è sciolta completamente alle quote basse lasciando solo qualche macchia qua e la, un peccato pensando che solo la settimana scorsa era tutto innevato. Ma lo scirocco e la pioggia non perdonano così che la neve è rimasto solo esclusivamente dai 1600 mt in su direi...a voi le foto!

 

  

  

  

  

  

  

  

  

Perchè il titolo del post?Bè perchè alla fine della giornata rammentandomi di quello che avevo detto in mattinata mi è venuto spontaneo da dire "L'avevo detto io!" (modello Quattrocchi)...

martedì 16 febbraio 2010

La scimmia dei fulmini - parte prima

Fotografare i fulmini è sempre stato un mio pallino. E' un fenomeno metereologico che mi affascina da sempre, quelle saette che si scaricano fra cielo e terra oppure fra nuvole e nuvole in uno strano intricato gioco di lame di luce. Il 26 agosto 2009 su Scandiano si abbattè un temporale, il classico acquazzone estivo. All'inizio ero in camera mia e ogni tanto si vedeva arrivare qualche flash ma pensavo fossero lampi; decido quindi di andare a vedere in camera di mia sorella, il punto dove meglio si poteva osservare il fenomeno. Una rapida occhiata e già correva in camera mia a prendere il treppiede, la D200 e il telecomando per poter eseguire gli scatti in posa B. Piazzo la macchina e comincio a macinare scatti, non tantissimi a dire il vero perchè il temporale è stato di davvero breve durata.ma nel complesso discretamente spettacolare. L'unica nota negativa è stata la quercia posta di fianco al mio punto d'osservazione che a volte copriva una consistente parte del panorama. In ogni caso la soddisfazione di essere riuscito a immortalare dei fulmini per la seconda volta è stata grande...come seconda volta se questa è la parte prima?Non vi resta che attendere la prossima puntata ;-)...

 

  

  

  

  

  

 

lunedì 15 febbraio 2010

Andrzej Dragan


Qualche anno fa in occasione della Fotografia Europea a Reggio Emilia ho avuto l'onore e il piacere di conoscere Andrzej Dragan. Assieme a una mia amica, Eliana che ha scattatp questa foto, ci siamo recati presso l'Università dove teneva una conferenza per spiegare il suo modo di lavorare. Entrati me lo sono trovato davanti: polacco lui, mezzo polacco io, abbiamo scambiato qualche battuta, qualche parola nella nostra lingua dimostrandosi molto disponibile e incline a parlare. Questo ragazzo trentenne è laureato in fisica quantistica e si diletta nella fotografia per hobby...anche se dire fotografia è riduttivo. Anzi, non è nemmemo il termine giusto. Dragan non è il classico fotografo che gira con la macchina fotografica al collo per cercare di cogliere l'attimo, assolutamente no. Il suo lavoro si svolge principalmente su Photoshop dove grazie alla sua incredibile conoscenza di queso strumento realizza lavori impressionanti (lo potete notare guardando la sua gallery). Nemmeno lui si definisce un fotografo nel termine classico del termine e preferisce mostrare agli altri la sua personale visione del mondo: i suoi lavori turbano, si può provare repulsione o restare ammiranti dalla profondità di talune foto, dalle esasperazioni dei dettagli, dalla scelta dei punti di vista...se trovate una sua esposizione andate a vederla, non ne rimarrete delusi.
La sua conferenza di incentrava principalmente sul suo modo di lavorare e per modo di lavorare non intendo spiegazione punto per punto della sua tecnica. Ci ha mostrato diversi scatti fatti per alcune ditte, partendo dalla foto base per arrivare successivamente al risultato finale: qualcosa di strepitoso, fuori dalla portata dei comuni mortali. Era incredibile come riuscisse a destreggiare photoshop, quasi fosse un pennello, con una naturalezza che a tratti aveva dello sconcertante. Ma il passo più importante della sua conferenza è stato di non affidarsi alla rete, ai plug-in per cercare di replicare il cossidetto "Effetto Dragan" perchè la tecnica che usa per ogni foto varia di volta in volta. Quindi non usare quei plug-in per Photoshop o cos'altro ma invece liberare la fantasia e cercare di creare qualcosa di proprio, con un uno stile ben preciso invece che imprighirsi con cose fatte da altri. Sopratutto perchè Photoshop è uno strumento dalle potenzialità infinite e limitarsi ad applicare quelle due/tre maschere di contrasto, saturazione e modificare i livelli sarebbe solo riduttivo. Ed è un pensiero che condivido appieno...
Al termine della conferenza Dragan si è prestato agli scatti in compagnia di chi glielo chiedeva autografando anche il proprio libretto. Mi ha fatto molto piacere conoscerlo di persona e si è dimostrato una persona molto cordiale, aperta e sicuramente disponibile verso tutti...non come certi fotografi che credon di essere i re del mondo, del loro piccolo mondo.

martedì 2 febbraio 2010

Terre a nord-ovest

Avviso ai lettori
Questo diario è molto lungo, la tentazione di buttare il computer dalla finestra sarà molto elevata, l'istinto omicida verso il sottoscritto pure. Armatevi di pazienza, pop-corn (perchè qui sarà meglio che al cinema) e...nient'altro. Magari un po di tempo...spegente il cellulare, mandate vostra moglie/ragazza/amante/compagno/compagna fuori di casa e godetevi lo spettaccolo (dopo questa mi arriveranno diversi insulti)


Premessa
Il viaggio in Bretagna ha avuto un significato particolare per me. Era dal lontano 2005 che non facevo un viaggio così lungo in macchina e anche il solo semplice spostarsi ha riportato alla mia memoria sapori antichi. Chi mi conosce sa che non sono mai stato fermo nello stesso luogo e fin da quando sono nato ho compiuto viaggi molto lunghi verso la Polonia senza disdegnare l’Europa in se. La Polonia è la terra di mia madre, dei miei nonni, una terra che ha saputo darmi tanto ma che in determinati occasioni ha saputo togliermi attimi che non si ripeteranno più nel corso della mia vita. Conservo ancora il ricordo di quasi tutti i viaggi, dei km macinati, delle sensazioni dovute allo stare sveglio tutta la notte solo per fare compagnia a mio padre o mia madre, a seconda di chi guidava. Ricordo ancora le nottate passate fra la Germania Ovest e la Germania Est per il controllo dei documenti oppure di quegli inverni in cui sfidavamo la neve per poter festeggiare il Natale coi nostri cari, viaggi di 30 e passa ore. Man mano che scorreva il tempo e io crescevo, cambiava anche la posizione politica dell’Europa Centrale e quelle frontiere, divisioni di una volta improvvisamente sparivano riducendo incredibilmente la durata del viaggio. Già nel 2005, l’ultima volta che andai a trovare i miei nonni la durata complessiva del tragitto si aggirava intorno alle 16 ore, pause comprese, ma la sensazione, le emozioni del viaggio, erano sempre tali e quali alla prima volta di cui ho memoria.
Per questo quando con Stefano abbiamo deciso di partire in macchina ero felice perché avrei potuto riassaporare la sensazione che ti da l’asfalto, le emozioni che ti danno la strada lungo tutto il tragitto, la compagnia di un amico con cui ho condiviso quest’avventura.

Tutto questo prima ancora di essere in terra bretone.

La Bretagna o Breizh 
Per me era la seconda volta che mi recavo in Bretagna. La prima volta che ci sono stato risale al 2007 in compagnia di una mia amica, Rita, che saluto. L’unico problema di allora fu che per spostarci usammo mezzi pubblici e questo tolse pahtos alla vacanza perché gli autobus avevano degli orari molto ristretti e sovente bisogna rientrare prima ancora del tramonto. Nonostante questo la Bretagna mi aveva colpito particolarmente per i colori (era agosto), per il paesaggio, per quella sensazione di tornare indietro nel tempo, per il coraggio di quegli uomini che ogni giorno sfidavano, sfidano l’Atlantico per andare a pesca di sardine. Ma soprattutto perché questa terra rifiuta, ripudia l’avanzata culturale del resto del paese in favore di una propria precisa identità.
Ma effettivamente cos’è la Bretagna, cosa rappresenta per me?Provate a pensare al vostro primo amore, a quella persona che per la prima volta vi ha fatto battere il cuore. Nonostante possono passare anni, a volte anche decadi, la prima volta che reincontrerete quel lui o quella lei il cuore vi batterà forte come allora, in un modo che si sperimenta una sola volta nella vita. Per me la Bretagna è questo, una terra che mi sa donare emozioni anche per il solo semplice fatto di esserci a prescindere da quello che ci devo fare. Non pensavo che mi avrebbe saputo emozionare ancora in questo modo, ancora una volta così intensamente, così a fondo tanto che il solo guardarsi intorno, il solo respirare quell’aria riuscivano a trasmettere un’emozione unica. Le stesse emozioni che ho provato quando per la prima volta l’ho visitata.





lunedì 1 febbraio 2010

Fotografus paesaggisticus

Sigla di Superquark


Cari telespettatori nel programma di oggi parleremo di una specie particolare, il “Fotografus Paesaggisticus”. Questo esemplare fa parte dell’ordine dei “Fotografus Sapiens Sapiens” comprendente anche il “Fotografus Ritrattisticus”, “Fotografus Macrus”, “Fotografus Sportivus” e altri ancora.
Il nostro esemplare vive in tutte le fasce climatiche del pianeta senza avere un ambiente prediletto.
E’ documentata la sua presenza alle alte, altissime altitudini, nei deserti caldi e freddi, nelle zone temperate, tropicali e sulla superficie dell’acqua. Non si hanno notizie certe di un adattamento di questa specie all’ambiente subacqueo anche se è in corso una spedizione che dovrebbe far luce su questo mistero.
Solitamente i “Fotografus Paesaggisticus” sono solitari, al massimo li vedremo aggirarsi nell’ambiente assieme ad uno, massimo due esemplari della stessa specie. Il suo periodo attivo spazia dal tardo autunno fino alla primavera inoltrata mentre cade in una specie di letargo, catalessi durante tutto il periodo estivo. Solitamente è un gran camminatore e compie migrazioni stagionali verso terre lontane migliaia di km anche se può essere considerato un animale territoriale. In merito a quest’ultimo particolare possiamo considerare l’ampiezza del suo abituale territorio nel raggio di 100 km.
E’ certo, documentato il suo stato di frenesia, eccitazione durante le prime luci del giorno. In questo stato il “Fotografus Paesaggisticus” comincia a correre avanti e indietro, non riesce a stare fermo ed emette gridi, barriti apparentemente senza senso ma comprensibili ai membri della sua specie. Sembra che questo tipo di comunicazione serva per trasmettere il momento migliore per piazzare uno strano strumento con cui è solito riprendere lo scenario che gli si propone. Lo stesso comportamento è stato notato durante le ultime luci del giorno anche se in questo caso l’atmosfera rilassata fa si che il nostro amico sembra compiacersi dell’ambiente e solo raramente pronuncia rumori con cui comunicare emozioni.